Scheda volume
Epistolae d. Ignatii, Polycarpi, Martialis, Antonij Magni, uetustissimorum scriptorum, qui aut Apostolis, aut Apostolorum discipulis usi sunt doctoribus, que pręterquam quod natiuum illum scripturę spiritum referunt, suppullulantis quoque eo tempore Ecclesiæ faciem, atque res gestas mira breuitate continent – Venetiis : ad Signum Spei, 1546 – 80 c. ; 8º (Riferimenti: CNCE 32980. – Marca (Z1127) sul frontespizio – Segn.: 2A-2K⁸. )
SFOGLIA IL VOLUME
Nelle intenzioni dei suoi editori questo volume voleva essere una raccolta di lettere di autori della cosiddetta età subapostolica Infatti comprende lettere di Ignazio di Antiochia, una lettera di Policarpo di Smirne, lettere di Marziale, che secondo la leggenda fu inviato da Pietro ad evangelizzare la Gallia, anche se in realtà visse nel III secolo, lettere di Sant’Antonio abate e infine brevi lettere di S. Paolo. Nella gran parte dei casi si tratta di lettere non autentiche o di difficile attribuzione.
Solo sette lettere scritte in greco nei primi anni del II sec. sono state attribuite al vescovo Ignazio di Antiochia come autentiche. Non essendo incluse nel canone della Bibbia sono considerate come testi apocrifi del Nuovo Testamento. Di tale corpus sono giunte a noi tre redazioni diverse. Il fatto che queste epistole compaiano in diversi formati ha fatto suscitare molti dubbi sulla loro autenticità. Dopo una discussione durata decenni, tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, si è convenuto che lettere che si possono ritenute autentiche sono: Lettera agli Efesini, Lettera ai Magnesii, Lettera ai Tralliani, Lettera ai Filadelfiesi, Lettera ai Romani, Lettera agli Smirnesi, Lettera a Policarpo. Tutte le lettere sono state tramandate dal codice Mediceo Laurenziano 57,7, databile all’XI secolo, con l’eccezione della lettera ai Romani che è contenuta nel codice Parigino greco 1451 (risalente ai secoli X-XI), dov’è incorporata nello scritto intitolato Martirio di Ignazio.
Per quanto breve, la lettera di Policarpo non manca di contenuto dottrinale: così Cristo è detto aver Dio per Padre ed in conseguenza è Figlio di Dio; è però anche uomo; egli per noi morì e per noi fu da Dio resuscitato. Inoltre questa lettera testimonia una visione ancora molto comunitaria di Chiesa: diaconi e presbiteri non sono infatti posti in una gerarchia a parte, ma sono visti insieme agli altri componenti della comunità. E proprio a quest’ultima si rivolge l’epistola e in particolare a coloro che si occupavano della visita agli infermi e dell’assistenza alle vedove e ai poveri.
Le due lettere attribuite a Marziale sono forse opera di Ademaro, storico dell’ XI sec., che si dedicò alla creazione di numerosi falsi per dimostrare l’apostolicità di Marziale. Questo volume contiene anche sette lettere di Sant’Antonio abate e brevi lettere di S. Paolo di dubbia autenticità.
Ignazio di Antiochia (35 circa – Roma, 107 circa), fu il secondo successore di Pietro come vescovo di Antiochia, la terza città per grandezza del mondo antico mediterraneo. Crebbe in ambiente pagano; fu convertito in età adulta dall’evangelista Giovanni. Condannato durante il regno dell’imperatore Traiano, fu imprigionato e condotto da Antiochia a Roma per essere divorato dalle fiere. Nel corso del viaggio da Antiochia a Roma scrisse sette lettere alle chiese che incontrava sul suo cammino. Esse sono una testimonianza unica della vita della Chiesa dell’inizio del II secolo. Le prime quattro epistole furono scritte per le comunità dell’Asia Minore, di Efeso, di Magnesia e di Tralli. Partito da Smirne, Ignazio scrisse altre tre lettere: la prima ai Romani, supplicandoli di non impedire il suo martirio, inteso come desiderio di ripercorrere la vita e la passione di Gesù. Poi scrisse alla chiesa di Filadelfia e a quella di Smirne, chiedendo che i fedeli si congratulassero con la comunità d’Antiochia, che aveva sopportato con coraggio le persecuzioni appena concluse. Scrisse anche a Policarpo, vescovo di Smirne, aggiungendovi interessanti direttive per l’esercizio della funzione episcopale. Nelle sue lettere appaiono per la prima volta le espressioni “Chiesa cattolica” e “Cristianesimo”, che sono ritenuti neologismi creati da lui.
Policarpo di Smirne (69 c.a. – 155), vescovo, teologo e santo greco, fu discepolo di Giovanni apostolo e divenne vescovo di Smirne durante il regno di Traiano. Godette di grande autorità e fu uno dei pastori più stimati del tempo. Dei suoi numerosi scritti, sono pervenute solo una Lettera ai Filippesi, in cui riferisce del viaggio di Ignazio di Antiochia a Smirne e dalla quale si ricavano numerose informazioni sugli usi e la fede dei primi cristiani. Fu maestro di Ireneo di Lione e secondo la tradizione, sarebbe stato lui ad inviare in Gallia diversi discepoli evangelizzare il paese. Morì martire come apprendiamo dalla lettera nota come Il Martirio di san Policarpo.
Marziale di Limonges
Marziale (Limoges, III secolo ) fu un vescovo missionario del III secolo, inviato da Roma a evangelizzare i Galli. Accompagnato da due altri sacerdoti si insediò nella sua probabile regione d’origine, a Limoges. Le sue notizie ci vengono da Gregorio di Tours. La leggenda narra che fu inviato da San Pietro stesso a evangelizzare tutta l’Aquitania, ma essa fu poi confutata e oggetto di una secolare discussione.
Sant’Antonio
Sant’ Antonio abate, detto anche sant’Antonio il Grande, sant’Antonio d’Egitto, sant’Antonio del Fuoco, sant’Antonio del Deserto, sant’Antonio l’Anacoreta (Qumans, 251 circa – deserto della Tebaide, 357), fu un eremita egiziano, considerato il fondatore del monachesimo cristiano. Già in vita accorrevano da lui, attratti dalla fama di santità, pellegrini e bisognosi di tutto l’Oriente. Anche Costantino e i suoi figli ne cercarono il consiglio. La sua vita è stata tramandata dal suo discepolo Atanasio di Alessandria, mentre altri discepoli tramandarono la sua sapienza con una raccolta di 120 detti e 20 lettere.
Questa edizione contiene 15 lettere di Ignazio di Antiochia, una lettera di Policarpo e due lettere di Marziale, una agli abitanti di Bourges e l’altra agli abitanti di Tolosa, sette lettere di Sant’Antonio e alcune brevi lettere di S. Paolo. Già dal 1502 diversi editori avevano stampato 11 lettere di Ignazio di Antiochia assieme alla Lettera di Policarpo in greco e latino, unendole, nella gran parte dei casi, a scritti di altri autori dei primi secoli.
Al segno della Speranza. E’ l’insegna di una libreria veneziana, situata prima a Santa Maria Formosa e poi a San Giuliano, attiva tra il 1544 e il 1588. Prima degli anni ’70 era di un Giovanni della Speranza, forse da identificare con Giovanni Francesi; nel 1571, secondo un documento citato da Grendler, era degli eredi di Giovanni della Speranza, Gaspare Albara e Domenico Fossano; in seguito è probabile che l’unico proprietario sia stato Fossano. Negli anni ’90 allo stesso indirizzo di San Giuliano era presente una libreria della Speranza che non si sa a chi appartenesse. Indirizzo: In vico Sanctae Mariae Formosae; nella contrada di Santa Maria Formosa; a S. Giuliano. Nome su edizioni: Ad signum Spei; al segno de la Speranza.
Coperta non coeva. Lieve macchia di umidità sul fondo delle pagine. Presenza di fori di tarli nelle pagine finali. Nella penultima carta bianca annotazione di un possessore datata 1726. Annotazioni manoscritte a margine, sottolineature e diverse mani scritte. Marca editoriale: Speranza rappresentata da una donna rivolta verso il sole. Motto (in corsivo): Beatus vir, cuius est Dominus spes eius: & non respexit in vanitates, & insanias falsas sul frontespizio.
Collocazione F. PRESEPE XVI 13/2
Inventario ANT 12135