Scheda volume
D. Ioan. Chrysostomi episcopi … In sanctum Iesu Christi Euangelium secundum Ioannem Commentarii, diligenter ab Arrianorum faecibus purgati, et in lucem in sacrae paginae Tyronum gratiam modo recens sub minori forma aediti. – Parisiis : apud Benedictum Preuotium, via Frementella, sub insigni Stellae aureae, 1557. – 283, [1] carte ; 8o. – A cura di Francesco Accolti, il cui nome appare nella prefazione. – Sul frontespizio marca (S705). – Iniz. xilografiche. – Segnatura: a-z⁸ A-M⁸ N⁴. – Ultima carta bianca.
SFOGLIA IL VOLUME
Questa opera raccoglie 87 omelie esegetiche tradotte in latino di Giovanni Crisostomo sul Vangelo di Giovanni, più altri 7 sermoni, che fanno parte delle circa 650 omelie a noi pervenute. Il Vangelo di Giovanni era poco usato nella Chiesa nei primi due secoli, ma venne considerato sempre più a partire dal III secolo con Ireneo. Alcuni Padri della Chiesa ne hanno fatto ampio uso come Clemente di Alessandria, Origene, Agostino (124 tra omelie e conferenze) e Cirillo di Alessandria. Le analisi compiute dal Crisostomo sui discorsi di Gesù contenuti nel Vangelo di Giovanni sono ispirate ad una concezione dialettica ed iniziatica della parola evangelica. Seguono altre 7 omelie: De fide in Christo, Eiusdem de divo Joanne Baptista, Contra iudaeos. gentiles et haereticos sermo, Homilia … in dictum Ioannis veniet, De Lazzaro resuscitato homilia, In dictum Ioannis vos amici mei in due parti.
Giovanni Crisostomo (345 – 407). Definito per la sua eloquenza Crisostomo (in greco antico letteralmente «Boccad’oro»), forse come filosofo e teologo non fu particolarmente originale, ma seppe trasferire efficacemente nell’omiletica i temi della tradizione patristica greca e soprattutto della scuola antiochena. Innamorato della morale, fu desideroso di riformare la vita cristiana, secondo l’ideale delle comunità cristiane primitive.
Nato ad Antiochia da una famiglia cristiana benestante, studiò con il famoso retore Libanio. A 18 anni fu battezzato e incominciò a seguire dei corsi di esegesi presso Diodoro di Tarso. Terminati gli studi, Giovanni ricevette gli ordini minori e si ritirò in un eremitaggio dedicandosi allo studio della teologia. Fu ordinato sacerdote e, diventato predicatore, la sua fama crebbe rapidamente. Consacrato Patriarca nel 398 diresse con grande vigore la Chiesa affidatagli, scagliandosi contro la corruzione e la licenziosità dei potenti. Nel 402 i nemici di Giovanni si rivolsero al patriarca d’Egitto, Teofilo di Alessandria, la cui Chiesa si trovava in contrasto con quella di Costantinopoli. Teofilo gli mosse varie accuse e riuscì a farlo deporre ed esiliare dall’imperatore. Dal 404 venne definitivamente allontanato da Costantinopoli. Per tre anni rimase confinato a Cucusa, tra le montagne dell’Armenia, ma svolse ugualmente un’intensa attività. Morì nel 407 a Comana, nel Ponto, durante un ulteriore viaggio di trasferimento.
Giovanni si adoperò nell’intento di moralizzare il clero di Costantinopoli colpito dalle critiche per il lusso e lo stile di vita. I suoi sforzi urtarono contro una forte resistenza e quindi furono limitati. Era un eccellente predicatore e come teologo ebbe notevole stima nella cristianità orientale. Contrariamente al costume diffuso dell’epoca di parlare per allegorie, adottò uno stile diretto utilizzando i passi biblici come lezioni e ammaestramento nella vita di tutti i giorni.
La produzione scritta di Giovanni Crisostomo è copiosa: comprende alcuni trattati come “Contro coloro che si oppongono alla vita monastica”, “Sul sacerdozio”, “Istruzioni per i catecumeni”. Fra le omelie esegetiche 67 sono dedicate alla Genesi, 49 ai Salmi, 90 al Vangelo di Matteo, 88 al Vangelo di Giovanni e 55 agli Atti degli Apostoli. Fra i discorsi non esegetici vi sono cinque omelie “Sull’incomprensibilità della natura divina”, otto “Contro i giudei”, ventuno “Omelie per le statue” e 236 lettere.
Nato nel 1420 ad Arezzo, costretto all’esilio a seguito della condanna a morte del padre, Francesco Griffolini si trasferì con la famiglia a Ferrara. Non è certo se li abbia seguito studi giuridici, ma una lettera di Antonio Beccadelli (Panormita) attesta la sua presenza a Ferrara ancora nel 1444. Trasferitosi a Roma alla fine del 1448 è tra i primi allievi delle lezioni di retorica di Lorenzo Valla. Non sappiamo se Griffolini ebbe incarichi sotto Niccolò V, ma certamente prese parte, in qualità di traduttore dal greco, al programma di latinizzazione di fonti greche concepito e promosso dal papa. Risale probabilmente a quegli anni del pontificato la traduzione delle “Epistulae dello Pseudo Falaride”, per la quale Griffolini conseguì grande fama in età umanistica. Sicuramente fu in contatto con la corte di Napoli, ma rimase a Roma ancora durante i pontificati di Callisto III e di Pio II. Tradusse diverse omelie di Giovanni Crisostomo, e intorno agli anni 1456-57 si può far risalire la prima stesura delle Omelie sul Vangelo di Giovanni. In seguito scrisse e annotò il testo di Ammiano Marcellino basandosi sull’antico codice di Fulda. Al nuovo papa Pio II Griffolini donò la traduzione delle epistole di Diogene Cinico e la traduzione in prosa dell’intera Odissea, dopo aver completato la versione degli ultimi otto libri dell’Iliade lasciata interrotta da Lorenzo Valla. Ancora a Pio II era dedicato il “Libellum de mirabilibus civitatis Putheolorum” (Napoli, Arnaldo da Bruxelles, 1475), dove parafrasava in prosa il duecentesco trattato in versi di Pietro da Eboli da lui riscoperto. Tra il 1466 e il 1468, a causa di non facili condizioni finanziarie Griffolini, si trasferì a Napoli in qualità di istitutore di Alfonso duca di Calabria. Qui trascorse il resto della sua vita e qui morì improvvisamente per una caduta da cavallo.
Tra il 1456-57 si può far risalire la prima stesura delle Omelie sul Vangelo di Giovanni, menzionate da B. Facio e dedicate al vescovo di Arras Jean Geoffroy, già allievo di Lorenzo Valla. Nel 1459 Griffolini si recò a Firenze, dove poté incontrare Cosimo de’ Medici e a lui dedicò la già composta traduzione delle Omelie, rielaborata intorno al 1461 e stampata a Roma da G. Lauer nel 1470. Anche questa edizione del 1557 include la dedicatoria a Cosimo de’ Medici, un “Elenchus rerum omnium quae in marginibus compendiose” e un prologo alle omelie. Nel frontespizio è presente in latino il versetto Gv. 14,15 anche se è erroneamente riportato come Gv. 4. Iniziali arabescate. Corsivo e romano.
Prevost, Benoît
Stampatore e libraio, fratello di Fleury Prevost, la sua data di nascita non è conosciuta. Successe a Stephen Caveiller di cui sposò la vedova, Margherita Doublet. Lavorò spesso in associazione con il figliastro Jean Caveiller, Morì prima dell’ottobre 1562. Un’altra forma del nome è Benedictus Prevotius. Motto: mortis Imperium e curriculum (lo stesso in greco) e Solem praecurro sequorque
Legatura coeva in pergamena. Sul dorso a 3 nervi tassello in pelle su cui sono incisi in oro il nome dell’autore e il titolo del commentario al Vangelo di Luca e Marco, sempre del Crisostomo, che è stato rilegato insieme a questo testo. Carte di guardia finali rovinate con piccola lacerazione. Macchie di umidità.
Collocazione XVI 46/2
Inventario ANT 17272