Scheda volume
Diui Aurelij Augustini Hipponensis episcopi De gratia & libero arbitrio, ad Valentinum & cum illo monachis, liber vnus. Eiusdem de correptione & gratia … liber vnus. Quibus praemittuntur epistolae duae diui Augustini ad Valentinum contra eos qui negant liberum arbitrium. – Venetijs : [Giovanni Padovano & Venturino Ruffinelli], 1534 (Venetijs : per Ioannem Patauinum, & Venturinum de Ruffinellis, 1534). – [48] c. ; 8. ((Marche nella cornice sul front. (U156) e in fine (V422). – Romano – Segn.: A-F8. – Frontespizio in cornice xilografata))
SFOGLIA IL VOLUME
Il testo raccoglie due scritti di Agostino intorno al tema della grazia e del libero arbitrio in un momento cruciale della controversia pelagiana.
De gratia & libero arbitrio liber I è diretta a Valentino, abate di Adrumeto, e ai suoi monaci, che avevano letto la lettera che Agostino aveva inviato a papa Sisto III, epistola che aveva fatto nascere discussioni sul problema della coesistenza della grazia e del libero arbitrio. Agostino ribadisce che nella lettera è propugnata la fede cattolica contro i Pelagiani, la quale non nega il libero arbitrio né lo innalza fino al punto che, privo della grazia, valga qualcosa per compiere il bene e per la salvezza. Agostino qui dimostra, secondo l’insegnamento della Scrittura, la necessità della grazia e l’esistenza del libero arbitrio, e sebbene ciò non sia di facile comprensione invita i monaci a professarle insieme. Infine difende la gratuità della grazia e spiega come essa sia dono di Dio.
Scritta sempre nel 426 dopo Pasqua, De correptione et gratia liber I è ancora indirizzata ai monaci di Adrumeto, poiché alcuni di loro erano giunti alla falsa conclusione che, se è necessaria la grazia, è inutile la correzione fraterna. Prendendo spunto da questa controversia sulla grazia Agostino scrive la sua opera più importante e più difficile sull’argomento. Nella prima parte affronta il tema dell’utilità dei precetti divini, della correzione fraterna e della preghiera, poi parla del dono della perseveranza, che non esclude il rimprovero, né la cooperazione dell’uomo. Questo presupposto porta l’autore ad affrontare un’altra questione: la predestinazione. Nella seconda parte del testo Agostino si pone la questione della grazia che ebbe Adamo e del peccato che può essere vinto dalla libertà e dalla perseveranza donataci da Dio, come è stato nel caso dei martiri.
Aurelio Agostino (Tagaste, 354 – Ippona, 430) filosofo, vescovo e teologo berbero è stato il principale pensatore cristiano del primo millennio. La sua biografia ci è nota sia attraverso le sue opere, le Confessioni e le Ritrattazioni, sia attraverso la Vita di Agostino, scritta dal suo amico e discepolo Possidio. Nota è la sua conversione: nel 373 la sua ansia per la ricerca dell’assoluto lo fece approdare al Manicheismo, poi al neoplatonismo, ma l’incontro con Ambrogio lo portò alla ricerca della Verità, arrivando alla certezza che Gesù fosse l’unica via per giungervi. Si ritirò per un periodo di studio e riflessione a Cassiciaco e durante la quaresima del 387, Agostino si recò a Milano dove, fu battezzato da Ambrogio nella Veglia pasquale. Tornato in Africa condusse una vita in comune con i suoi amici in povertà, in preghiera e nello studio della letteratura sacra. Nonostante la sua ritrosia fu nominato sacerdote e in seguito vescovo di Ippona (395-430). Le sue attività dottrinali furono molteplici attraverso le predicazioni frequenti, le lettere inviate a tutto il mondo relative ai problemi dell’epoca, la partecipazione ai concili africani e la lotta contro le eresie.
Agostino è stato un autore di numerose opere e di soggetto diverso: abbiamo scritti autobiografici, filosofici, apologetici, dogmatici, polemici, morali, esegetici, raccolte di lettere, di sermoni, di opere in poesia. Fu scrittore e pensatore eccezionale all’altezza dei grandi filosofi greci: fu innanzitutto un retore, ma seppe coniugare a questa abilità interiorità e introspezione. Attrasse e influenzò i suoi contemporanei, ma soprattutto condizionò il corso successivo della filosofia e della teologia.
Le prime edizioni a stampa delle opere di Agostino riguardarono le sue opere maggiori e due importanti pubblicazioni dell’opera omnia agostiniana vengono realizzate a Basilea. Per questi scritti minori c’è un’edizione delle due lettere indirizzate a Valentino del 1530 a Colonia e poi nel 1534 questa edizione veneziana.
Padovano, Giovanni Tipografo attivo a Venezia tra il 1531 e il 1553. Lavorò da solo e in società con Venturino Ruffinelli. Secondo Cosenza era un Ruffinelli anche lui; Zappella sembra accogliere l’ipotesi attribuendo la marca Z1157 a “Giovanni Ruffinelli”. Nome su edizioni: Ioannes Patavinus & Venturinus de Roffinellis; Ioannes Patavinus & Venturinus de Ruffinellis; Ioannes Patavinus, & Venturinus Roffinellus; Gioanne Padoano & Venturino de Ruffinelli.
Ruffinelli, Venturino <sec. 16 metà> Tipografo attivo a Venezia e Mantova nella prima metà del secolo XVI
Legatura recente in tela e cartone. Sul dorso tassello in pelle con autore e titolo”Operette”. Frontespizio in cornice figurata: Fenice sulle fiamme volta verso il sole. (V422). Marca in fine: Fenice su fiamme. Motto: Nunquam deficiam: cremer usque licet. Le iniziali xilografiche predisposte sono assenti. Nel volume sono legati insieme tre testi di opere di S. Agostino stampate dagli editori Padovano e Ruffinelli sempre nel 1534, ma sappiamo che nello stesso anno stamparono altre parti di opere del santo, De fide et operibus, De natura et gratia, De spiritu et litera, che in altri esemplari si trovano legate insieme.
Collocazione F.PRESEPE XVI 45/2
Inventario 16903