Scheda volume
Hieronymus <santo>
Divi Hieronymi Stridonensis Epistolae selectae, et in libros tres distributae. Opera D. Petri Canisii theologi. Nunc denuo ad exemplar Mariani Victorii Reatini, episcopi Amerini, emendatae, argumentisque illustratae. …. – Novissime in hac ultima editione a quampluribus mendis, quibus scatebant, castigata. – Venetiis : apud Franciscum Pitteri, 1749. – [24], 624 p. : antip. calcogr. ; 12o. – Marca (Fortuna in mare su globo con vela al vento) sul front. – Segn.: ast]12 A-2C12. – Antip. calcogr. raffigurante s. Girolamo sottoscritta: Suor Isabella P. F. – Fregi xilogr..
SFOGLIA IL VOLUME
L’Epistolario di Girolamo è ritenuto dagli studiosi un capolavoro della letteratura latina. In queste 154 lettere Girolamo emerge con le sue caratteristiche di uomo colto, di asceta e di guida delle anime e la sua personalità controversa si esprime pienamente. Accanto alla perizia tecnica, c’è l’immediatezza dei sentimenti; le tematiche trattate sono ampie così come sono diversi i generi letterari utilizzati: satira, trattato agiografico, consolatio, erudizione biblica. Una gran parte delle lettere attesta il ruolo di guida che aveva assunto. Molti infatti chiedevano chiarimenti, consigli, come nel caso di scambi epistolari con ambienti romani aristocratici o di diversi ecclesiastici. Tra le tante epistole si possono citare una lettera sulle tecniche di traduzione, la biografia di Paola, la lettera a Eustorgio sul tema della verginità o il carteggio con Agostino. Infine un altro gruppo di epistole è relativo a controversie sorte su Origene con Rufino d’Aquileia e su Pelagio.
Sofronio Eusebio Girolamo, (347 – 419/420), nato a Stridone in Croazia, studiò a Roma e per approfondire i suoi studi si recò a Treviri e poi ad Aquileia dove strinse amicizia con Rufino. Nel 379 si diresse a Costantinopoli, dove studiò l’esegesi biblica sotto la guida di Gregorio Nazianzeno, conobbe Gregorio di Nissa e lesse Origene. Dopo tre anni di vita monastica tornò a Roma, nel 382, dove fu segretario di papa Damaso I, divenendone il più probabile successore. Ma il suo rigore morale non piacque alla curia romana, che lo contrastò con grande determinazione. Girolamo, seguito dai suoi fedeli, tornò in Oriente, stabilendosi a Betlemme. Formò una ricca biblioteca e approfondì lo studio dell’ebraico e dell’aramaico. Qui continuò la sua battaglia in favore del celibato clericale e fondò alcuni conventi. Si occupò dell’istruzione dei monaci, pronunziò omelie, tradusse Origene e mantenne sempre una fitta corrispondenza con amici e studiosi. Partecipò a diverse polemiche che agitarono quegli anni come quella contro Origene e l’eresia pelagiana.
La sua produzione scritta fu vasta: abbiamo lavori sul testo biblico, lavori esegetici, commentari, scritti storici, scritti polemici, traduzioni e lettere. La Vulgata è la prima traduzione completa in lingua latina della Bibbia. Nel 382 su incarico di papa Damaso I affrontò il compito di rivedere la traduzione dei Vangeli, successivamente nel 390, passò all’Antico Testamento in ebraico concludendo l’opera dopo ben 23 anni. Il testo di Girolamo è stato la base per molte delle successive traduzioni della Bibbia, fino al XX secolo.
Di Girolamo si conservano 73 omelie e diversi commentari tra cui il più importante è quello relativo ai Profeti. Nella sua opera di traduttore, oltre che della Bibbia, si occupò della versione in latino degli scritti di Origene, di Teofilo d’Alessandria e di Didimo il Cieco, utilizzando un concetto moderno di traduzione, che attirò accuse da parte dei suoi contemporanei. Tra gli scritti polemici ricordiamo Adversus Iovinianum, un trattato in cui l’autore esalta la verginità e l’ascetismo, spesso prendendo spunto da autori classici.
Tra gli scritti storici più famoso è il De Viris Illustribus, dove intendeva dimostrare come la nuova letteratura cristiana fosse in grado di porsi sullo stesso piano delle opere classiche. In esso sono presentate le biografie di 135 autori in prevalenza cristiani (ortodossi ed eterodossi), ma anche ebrei e pagani, con uno scopo apologetico. Le biografie hanno inizio da Pietro apostolo e terminano con lo stesso Girolamo, ma le prime sono frutto di conoscenze di seconda mano e non sempre completamente affidabili.
Pietro Canisio, (Pietro Kanis. Nimega, 1521 – Friburgo, 1597), fu il primo gesuita della provincia germanica e per questo esercitò un influsso decisivo sulla Controriforma nella sua terra, favorendo una parziale diffusione del cattolicesimo in un paese a maggioranza protestante. Nel 1547 Canisio è chiamato dal vescovo di Augusta a partecipare al Concilio di Trento. Ignazio di Loyola stesso venne a conoscenza del suo valore e lo mandò a Messina come maestro di retorica e predicatore e poi, nel 1549, all’Università bavarese d’Ingolstadt. Qui Canisio divenne professore di teologia e in seguito rettore. Fu amministratore della diocesi di Vienna dal 1554 al 1555; nel frattempo svolse un’intensa attività controriformistica. Il suo catechismo composto tra il 1555 e il 1558, apparso sotto il titolo Summa doctrinae christianae, fu pensato come una risposta a Martin Lutero e fu ristampato, soltanto nel periodo in cui Canisio visse, ben 200 volte. Centinaia di edizioni si sono succedute fino al Novecento e così in Germania la gente chiamava il catechismo semplicemente il Canisio. Nei suoi ultimi anni fondò in Svizzera a Friburgo nel 1580 il collegio Sankt Michael, dove alla sua morte fu sepolto.
Pietro Canisio, in contatto con le persone socialmente più importanti del suo tempo, esercitò un grande influsso con i suoi scritti. Fu editore dell’opera omnia di Cirillo d’Alessandria e di Leone Magno, delle Lettere di Girolamo e delle Orazioni di san Nicola della Fluë. Pubblicò libri di devozione in varie lingue, le biografie di alcuni santi svizzeri e molti testi di omiletica.
Vittori, Mariano
Vittori, Mariano <ca. 1485-1572> Teologo, giurista e linguista, nato a Rieti intorno al 1485 e ivi morto nel 1572. Fu uditore al Concilio di Trento. Vescovo di Amelia nel 1571 e di Rieti nel 1572.
Elisabetta Piccini, incisore (1644 – 1734)
Elisabetta Piccini nasce nel 1644 a Venezia in una famiglia di incisori. Il padre la educa alla pratica del disegno e del bulino, ma questi viene a mancare quando Elisabetta ha soli 19 anni. Anche se competente, ma certamente non abbiente, entra nel convento francescano di Santa Croce in Venezia e cambia il suo nome in suor Isabella. Può esercitare così la sua arte in tutta tranquillità e in un ambiente protetto. Suor Isabella fornisce opere ai più conosciuti editori veneziani, ma lavora anche per la Tipografia del Seminario a Padova, per Gromi a Brescia e per Remondini a Bassano. Con il ricavato di incisore Isabella, contribuisce al mantenimento del monastero. A 74 anni viene nominata Vicaria del Convento; lo è per 6 anni, dal 1718 al 1724. In circa sessantotto anni suor Isabella realizza da sola tutte le sue incisioni. Morirà il 29 aprile 1734, a 90 anni.
La sua produzione è legata soprattutto alla illustrazione di testi sacri, messali, libri di preghiere, breviari, biografie di Santi, ma anche ritratti, stampe divulgative di genere profano, soggetti allegorici ed illustrazioni di manuali. I suoi lavori sono apprezzati dagli editori e molto richiesti dal pubblico, che ama quelle rappresentazioni religiose dal sapore semplice e sincero.
Probabilmente l’editio princeps dell’opera è quella di Sixtus Riessinger, Roma, 1466-1467, ma l’impressione è senza data. L’edizione romana del 1468 delle Epistulae, stampata da Sweynheym & Pannartz, e curata dal vescovo Giovanni Andrea Bussi, è anch’essa considerata una possibile prima edizione. Questo libro è forse il primo mai stampato a Roma.
La prima edizione di Pitteri di questa opera è del 1730, in latino, mentre nel 1740 pubblica una edizione in volgare. Anche questa edizione del 1749 è in folio con antiporta calcografico raffigurante S. Girolamo sottoscritta da Suor Isabella P. F. In questa incisione Girolamo è rappresentato nel deserto, come un eremita. Ai suoi piedi c’è un libro, la Bibbia di cui sta curando la traduzione. Come nell’iconografia tradizionale al suo fianco c’è il leone, cui tolse la spina dal piede, un crocifisso a cui rivolgere l’adorazione, un teschio come simbolo di penitenza e la pietra con cui era solito battersi il petto. Nel cartiglio c’è il nome dell’autore e dell’opera.
La marca sul frontespizio rappresenta la Fortuna in mare su globo con vela al vento. Il testo è introdotto dalla Prefazione di Canisio datata 1565, a cui fa seguito l’indice delle lettere e degli opuscoli. E’ presente la licenza per la ristampa dell’opera, come dall’esemplare del 1729. Tutte le lettere sono precedute da una breve introduzione sull’argomento trattato. Il primo libro comprende 58 epistole, il secondo 22 ed il terzo libro 13 lettere. Da pagina 553 a pagina 624 c’è l’indice degli argomenti. Romano, qualche carattere in greco. Fregi xilografati e testatina alla carta 1.
Stampatore e libraio, opera a Venezia in un periodo di ripresa per stampa, grazie soprattutto alla pubblicazione di libri religiosi. Nel 1728 ristampa assieme ad Antonio Groppo le opere di Cipriano nella recensio di Etienne Baluze; nel 1732 stampa da solo Mémoires pour servir à l’histoire ecclésiastique di Louis Sébastien Le Nain de Tillemont, in ventuno volumi e nel 1737 le opere di S. Paolino di Aquileia, in folio. Stampò anche opere enciclopediche, come la ristampa de Le grand dictionnaire historique di Louis Moreri, basandosi sull’edizione di Amsterdam del 1740. Dopo la metà del secolo preferì dedicarsi all’attività commerciale e affidare a tipografi le sue edizioni, segno che questa forma di investimento appariva più redditizia. Se tra gli stampatori e i librai vi era chi operava con capitali propri, alle spalle del Pitteri vi era una società, di cui facevano parte il patrizio Francesco Loredan, futuro doge, e Giovanni Antonio Ruzzini, erede del doge Carlo. Tra il 1741 e il 1790 licenzia 292 titoli.
Coperta in pergamena rigida. Titolo e autore incisi a secco sul dorso. Carte di guardia con piccole lacerazioni. Qualche fioritura e macchie di umidità.