Scheda volume
S. Dionysii Areopagitae martyris inclyti, Athenarum episcopi, et Galliarum apostoli Opera. Translatio noua Ambrosii Florentini, philosophi, rhetoris & theologi luculentissimi, abbatisque generalis ordinis camaldulensis – Venetiis : ad signum spei, 1546 – [24], 127, [1] carte ; 8° (Marca sul frontespizio (Z1127). – Segnatura: [ast]-3[ast]8 A-Q8. – Ultima carta bianca. – Corsivo ; romano. – Iniziali xilografiche)
SFOGLIA IL VOLUME
Questo insieme di scritti del VI secolo è stato denominato Corpus Dionysianum. Essi comparvero dapprima nel 528 in un’opera di Severo di Antiochia e poi qualche anno dopo, in una polemica tra calcedonesi e severiani. I testi furono attribuiti in un primo momento al Dionigi ateniese, ma già durante il Medioevo, in ambito bizantino, furono sollevati dubbi da Ipazio di Efeso. Altre obiezioni furono avanzate da Lorenzo Valla nel XV secolo e da Erasmo da Rotterdam, ma il lungo dibattito che ne seguì giunse a conclusione solamente nel XIX secolo, quando la pseudonimia dell’autore fu definitivamente riconosciuta. E’ possibile datare questi scritti in un periodo di poco anteriore alla loro diffusione, ma ad oggi è ancora problematica l’identificazione del suo autore.
Il Corpus Dionysianum si compone di quattro opere: De coelesti hierarchia, De ecclesiastica hierarchia, De divinis nominibus, De mystica theologia e di dieci lettere.
I primi due trattati sono relativi alla struttura gerarchica degli ordini angelici e degli ordini ecclesiastici, il terzo trattato è un compendio di teologia simbolica, il quarto è un breve trattato in cui vengono delineati i fondamenti della teologia negativa. La fortuna di questi scritti fu immensa sia nell’Occidente latino sia nell’Oriente bizantino, dove, ad esempio, la teoria delle energie divine e la teoria della deificazione fornirono la base dottrinale della teologia mistica della Chiesa d’Oriente.
La rilevante presenza di strumenti concettuali e terminologici propri della speculazione neoplatonica viene giustificata in un certo modo dall’autore stesso: i filosofi pagani hanno utilizzato la sapienza divina in modo parziale e improprio, mentre spetta ai teologi cristiani il corretto riutilizzo degli strumenti della razionalità e dell’intellettualità umana nella luce della Rivelazione.
PSEUDO-DIONIGI
L’autore è un filosofo anonimo e misterioso che si presenta all’interno di questi scritti come l’ateniese del I secolo “Dionigi, membro dell’areopago”, nominato negli Atti degli Apostoli. Rivendica costantemente la sua autorevolezza e dichiara di essere stato presente al discorso che Paolo tenne all’areopago, e che proprio in quella occasione si sarebbe convertito al cristianesimo diventando successivamente vescovo di Atene.
Vissuto probabilmente nella Siria del V secolo, nei suoi scritti l’autore presenta caratteristiche dottrinali e terminologiche che certamente non permettono di collocarlo nella prima fase della predicazione apostolica, mostrando piuttosto una certa contiguità concettuale con l’ultima fase della speculazione neoplatonica. Dionigi forse fu un convinto neoplatonico convertito al cristianesimo e desideroso di determinare un punto di convergenza fra la nuova fede e l’ultima grande filosofia pagana.
Dalla sua opera risulta una visione gerarchica del mondo, in cui la realtà e la conoscenza discendono dal principio sommo della creazione, Dio, tramite le intelligenze angeliche, sino ai gradi infimi della materia. Tale gerarchia si riflette nell’ordinamento piramidale della Chiesa e nella sua liturgia. Dionigi è il primo a elaborare una “teologia negativa”: è molto di più ciò che di Dio, Mistero infinito, non possiamo conoscere, che non ciò che di Lui possiamo conoscere. L’essenza divina sfugge a ogni possibilità di delimitazione, definizione o concezione da parte di qualsiasi intelletto creato, umano o angelico.
Ciò che ha determinato la fortuna di quest’opera è indubbiamente l’altissimo livello speculativo del suo contenuto dottrinale, che ha costituito un arricchimento della speculazione teologica sviluppata fino al V secolo in seno alla tradizione della Chiesa.
Per approfondimenti vedi CLAUDIO MORESCHINI, Pseudo Dionigi l’Areopagita a
http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/misticacristiana/moreschini.pdf
Altre responsabilità
AMBROGIO TRAVERSARI
Ambrogio Traversari, conosciuto anche come Ambrogio Camaldolese (1386 – 1439), fu un sacerdote, teologo ed umanista italiano, generale dei Padri camaldolesi. Strenuo difensore del papato, ostile alla secolarizzazione del clero, partecipò al Concilio di Basilea. In quella sede, la sua principale preoccupazione fu tentare la riconciliazione fra ortodossi e cattolici. Egli redasse insieme a Giovanni Bessarione il decreto detto di Firenze e Ferrara, che avrebbe dovuto porre fine allo scisma fra le due chiese.
Ambrogio Traversari è anche una figura indicativa del nuovo umanesimo che andava sviluppandosi all’interno della Chiesa. La sua grande erudizione classica e umanistica gli permise di essere un teologo che sapeva confrontarsi con le scienze, la letteratura e le arti. Ebbe diversi rapporti con altri umanisti, tra cui Cosimo de’ Medici, di cui fu amico. Traversari con sue traduzioni mise a disposizioni dell’occidente Giovanni Crisostomo, Basilio Magno ed Efrem il Siro.
Al segno della Speranza, date di attività 1544 – 1588. Insegna di una libreria veneziana, situata prima a Santa Maria Formosa e poi a San Giuliano che prima degli anni ’70 era di un Giovanni della Speranza, forse da identificare con Giovanni Francesi. Nel 1571 l’azienda era degli eredi di Giovanni della Speranza, Gaspare Albara e Domenico Fossano; in seguito è probabile che l’unico proprietario sia stato Fossano. Negli anni ’90 allo stesso indirizzo di San Giuliano era presente una libreria della Speranza che non si sa a chi appartenesse. Indirizzo: In vico Sanctae Mariae Formosae; nella contrada di Santa Maria Formosa; a S. Giuliano. Nome su edizioni: Ad signum Spei; al segno de la Speranza
Diversi sono gli elementi paratestuali a corredo di questa edizione delle opere di Dionigi. Il testo è anticipato da un indice di sentenze contenute nei diversi scritti, poste in ordine alfabetico. Segue un indice dei capitoli delle quattro opere e delle 11 lettere contenute. La prefazione del Traversari è preceduta dalla lettera di Jacques Lefèvre d’Étaples, noto anche con il nome di Jacobus Faber Stapulensis (1450 circa – 1536 -1538), teologo, umanista e filosofo francese. Quest’ultimo aveva curato una edizione delle opere dello Pseudo-Dionigi, con note marginali del Traversari, in una pubblicazione veneziana del 1502. Anche qui era presente l’epistola del Lefevre, che viene riportata quasi integralmente in questa edizione del 1546.
Coperta non coeva e presenza di fori di tarli nelle prime pagine. Testo in corsivo romano con iniziali xilografiche decorate. Marca editoriale: Speranza rappresentata da una donna rivolta verso il sole. Motto (in corsivo): Beatus vir, cuius est Dominus spes eius: & non respexit in vanitates, & insanias falsas. (Z1127) [motto]: Beatus vir, cuius est Dominus spes eius: & non respexit in vanitates, & insanias sul frontespizio. Dal frontespizio sappiamo che il libro era di un monaco della Certosa di Padula.